«C’è della poesia nel cibo, mentre è scomparsa da qualsiasi altra cosa, e finché la digestione me lo permetterà io seguirò la poesia» Ernest Hemingway
Abbiamo aperto con questa famosa citazione di Ernest Hemingway (1898-1961) il Menù di Havana, il sito del ristorante, e l’abbiamo incollata alle finestre, non a caso. Cosa c’entra lo scrittore statunitense con Bibione, con questo locale?
A Hemingway, come a molti della sua generazione, piaceva cacciare. I dintorni di Bibione erano e sono pieni di valli da pesca e da caccia. In “Di là dal fiume fra gli alberi”, scrisse: «Vuoi venire a caccia di anatre nelle paludi alla foce del Tagliamento? Una caccia magnifica. Appartiene a italiani molto simpatici che ho conosciuto a Cortina». «È lì che vanno a caccia di folaghe?» «No. Lì cacciano proprio anatre. Bravi ragazzi. Bella caccia. Proprio anatre. Germani reali, codoni, fischioni. Qualche oca selvatica. Bello come a casa, quando eravamo ragazzi». L’autore “Di là dal fiume fra gli alberi”, “Addio alle Armi” “Il vecchio e il mare” (con il quale vinse il Premio Pulitzer nel 1953), calcò queste terre e tante tracce lo ricordano. La vicina Lignano da 34 anni gli dedica un prestigioso premio letterario (www.premiohemingway.it) e nell’entroterra di Bibione, a San Michele al Tagliamento, lo scrittore negli anni della maturità fu legato da stima e amicizia con la famiglia Ivancich.

Un gustoso piatto di carne alla griglia all’Havana di Bibione.
Hemingway fu divoratore di vita e forse più di ogni altro autore del Novecento, unì letteratura e vita reale. Tra i temi più amati, vi fu il cibo. I protagonisti dei romanzi spesso mangiano e bevono lautamente; raccontò spesso di “vino e cibo” descrivendo cocktail, banchetti, ricette (antipasti di mele e formaggi in “Addio alle armi”, oppure le banane fritte di “Avere o non avere” per citarne un paio). Ristoranti, trattorie, caffè, sono stati prima di tutto dei luoghi di incontro e di ispirazione. All’Avana, tra tutti i messaggi scarabocchiati sul muro della Bodeguita spicca un biglietto incorniciato scritto di suo pugno: “Il mio mojito alla Bodeguita. Il mio daiquiri al Floridita”. Entrambi, avevano fama di locali cari a Hemingway.
La straordinaria avventura gastronomica dello scrittore, che con l’età si era fatto di gusti sempre più sofisticati (e aveva dimenticato gli anni in cui aveva vissuto la fame a Parigi raccontati nel postumo “Festa mobile”) è raccontata dal giornalista Craig Boreth in “A tavola con Hemingway” (1998). Il saggio – che nell’attesa di un piatto o di un cocktail si può consultare all’Havana di Bibione (chiedete ai gestori del ristorante una copia) – è una vera e propria biografia culinaria: più di cento gustosissime ricette e cinquanta rare fotografie che raccontano il connubio tra lo scrittore e la tavola.
Certo, come qualcuno ci ha ricordato, Havana a Bibione non è L’Avana a Cuba e non si ritroveranno le stesse atmosfere (anche se il daiquiri ve lo facciamo volentieri!), piuttosto la città cubana, che abbiamo rivisto con occhi di un europeo, ci ha dato ispirazione, ed Hemingway ci fornito una sana passione per il cibo. Venite in coppia o in compagnia all’Havana a Bibione, perché la buona tavola, come un viaggio, è meglio condividerla con qualcuno con cui stiamo bene. Come ricordò Hemingway in “The Sun Also Rises” (1926) «This wine is too good for toast-making, my dear. You don’t want to mix emotions up with a wine like that. You lose the taste.»
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